Discussione:
Avvicinarsi al Buddismo
(troppo vecchio per rispondere)
Peppe
2005-12-29 10:02:46 UTC
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Salve a tutti,

con umiltà mi avvicino, per la prima volta, a questa religione/filosofia
di vita. Il motivo ? Ricercare una serenità interiore che da parecchio
tempo ho perso.

desidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.

Grazie di cuore a tutti coloro che mi risponderanno.
Gianni
2005-12-29 10:16:37 UTC
Permalink
Post by Peppe
Salve a tutti,
con umiltà mi avvicino, per la prima volta, a questa religione/filosofia
di vita. Il motivo ? Ricercare una serenità interiore che da parecchio
tempo ho perso.
desidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.
Ti consiglio prima di leggere e farti una cultura generale sul Buddhismo.
Oltre ai vari libri, ci sono tanti siti che possono chiarirti le idee, basta
solo usare google.
Post by Peppe
Grazie di cuore a tutti coloro che mi risponderanno.
Tanti saluti,
Gianni
the Archeopteryx
2005-12-29 10:27:15 UTC
Permalink
Post by Gianni
Ti consiglio prima di leggere e farti una cultura generale sul
Buddhismo. Oltre ai vari libri, ci sono tanti siti che possono
chiarirti le idee, basta solo usare google.
Ehm... così poi magari casca in qualche roba new age o addirittura
in "scuole" eterodosse tanto più che all'inizio uno può non vedere
una acca in più o in meno (vabbè, non facciamo nomi). Magari
qualcuno potrà postare qualche titolo, forse è meglio prima leggersi
uno o due libri affidabili e poi con quelli gettarsi pure nel
marasma del web.

ciao ciao

Apx.
--
"Papà, cos'è un mostro? - Mia cara, così su tre piedi
proprio non te lo saprei dire" (cit. Melita, IHS)
Zardoz
2005-12-29 11:15:35 UTC
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"the Archeopteryx" ha scritto nel messaggio
Post by the Archeopteryx
Ehm... così poi magari casca in qualche roba new age o addirittura
in "scuole" eterodosse
Ach no! Nella soka gakkai nooooo!!!!!
Peppe ascoltami bene quelli lasciali stare, non sono nemmeno buddhisti..

Ciauz.
the Archeopteryx
2005-12-29 12:44:08 UTC
Permalink
Post by Zardoz
Peppe ascoltami bene quelli lasciali stare, non sono nemmeno buddhisti..
Sì però sono buddisti :)
--
"Papà, cos'è un mostro? - Mia cara, così su tre piedi
proprio non te lo saprei dire" (cit. Melita, IHS)
Zardoz
2005-12-29 12:58:27 UTC
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"the Archeopteryx" ha scritto nel messaggio >> Peppe ascoltami bene quelli
lasciali stare, non sono nemmeno
Post by Zardoz
buddhisti..
Sì però sono buddisti :)
Ah! Ah! ^_^

Ciauz.
Gianni
2005-12-29 12:13:57 UTC
Permalink
Post by the Archeopteryx
Ehm... così poi magari casca in qualche roba new age o addirittura
in "scuole" eterodosse tanto più che all'inizio uno può non vedere
una acca in più o in meno (vabbè, non facciamo nomi). Magari
qualcuno potrà postare qualche titolo, forse è meglio prima leggersi
uno o due libri affidabili e poi con quelli gettarsi pure nel
marasma del web.
OK.

1 - Giulio Cesare Giacobbe
Come Smettere di Farsi le Seghe Mentali e Godersi la Vita --> Questo secondo
me tra poco entrerà a far parte del Tipitaka :-)

2 - Pio Filippani-Ronconi
Il buddhismo

3 - Deshimaru Taisen
La tazza e il bastone. Storie Zen

4- Dalai Lama
La strada che porta al vero
Post by the Archeopteryx
ciao ciao
Apx.
Ciao!

Gianni
the Archeopteryx
2005-12-29 12:39:25 UTC
Permalink
1 - Giulio Cesare Giacobbe Come Smettere di Farsi le Seghe
Mentali e Godersi la Vita --> Questo secondo me tra poco entrerà
a far parte del Tipitaka :-)
Oh, vabbè, mi sento costretto a rilanciare - ammetto una certa
parzialità nella scelta - con:

1) La coppia di Williams (mi pare "il Buddhismo dell'India" e "il
Buddhismo Mahayana" in ogni caso tutto da Ubaldini);

2) "La rivoluzione interiore" di Thurman, mi pare oscar Mondadori.
Mi sa che come secondo candidato per un'estensione del Canone ci
potrebbe stare.

ciao ciao

Apx.
--
"Papà, cos'è un mostro? - Mia cara, così su tre piedi
proprio non te lo saprei dire" (cit. Melita, IHS)
Zardoz
2005-12-29 10:25:25 UTC
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"Peppe" <amo_profondamente_lo_spam> ha scritto nel messaggio
Post by Peppe
desidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.
Anche io ti consiglio di conoscere per prima cosa le basi della dottrina
attraverso qualche sana lettura per venire magari a conoscere anche le
differenze fra le principali scuole così da avere una idea su quale più ti
aggrada; successivamente potresti anche iniziare a frequentare un centro, ne
trovi molti nel mio sito, sezione links.

http://www.purodharma.it/

Ciao.
Alessandro Selli
2005-12-29 14:01:23 UTC
Permalink
Post by Peppe
Salve a tutti,
con umiltà mi avvicino, per la prima volta, a questa religione/filosofia
di vita. Il motivo ? Ricercare una serenità interiore che da parecchio
tempo ho perso.
desidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.
Grazie di cuore a tutti coloro che mi risponderanno.
Se sei di Roma, propongo una soluzione shock, che così faccio contento
anche Archeo: una cena con "veri", *vecchi* praticanti. Così, vedendo
come si diventa praticando il buddhismo, ci penserai un'altra volta ancora!
:°)

Nel frattempo, per farti una cultura partigiana, ti passo la bibliografia
della mia "parrocchia".

(Copincollo da un messaggio precedente, che ho già riutilizzato,
visto che la domanda è ricorrente).

I testi che seguono riguardano la tradizione Theravadha e sono generali,
non specifici per la pratica meditativa.

In Italiano non esiste una traduzione completa.

In lingue europee esiste una traduzione integrale solamente in Inglese:
quella britannica della "Pali Text Society",
http://www.palitext.com/palitext/tran.htm, sul sito elencano 93
volumi in totale (anche se non sono tutti sul Canone), costano una
media di 20 sterline ciascuno, la raccolta totale dev'essere sulle
1300 sterline, circa 1800 euro.
Disponibile su Internet c'è la raccolta parziale di "Access To
Insight":
http://www.accesstoinsight.org/canon/.

In Italiano puoi trovare:

"I discorsi di Gotamo Buddha", tradotti da K.E. Neumann e G. De Lorenzo,
Editori Laterza - Bari, 1916-27 (ristampato nella prima metà del
decennio scorso, se non erro)

"Canone buddhista", UTET, I Vol. "Discorsi brevi" - Ristampa (1996), 764
pagine e II Vol. "Discorsi lunghi" - Ristampa (1997), 948 Pagine

"La Rivelazione del Buddha", Vol.I: "i testi antichi", a cura di Raniero
Gnoli, Mondadori, Milano 2001, 1465 pagine.

"Samyutta-Nikaya", a cura di Vincenzo Talamo, edito dalla Astrolabio
Ubaldini.

Il seguente è una piccola antologia di brani da diversi volumi del
Canone, ma ha il pregio della facile reperibilità e dell'economicità:

"Aforismi e discorsi del Buddha", a cura di M. Piantelli, trad. di E.
Frola e P. Filippani-Ronconi, TEA - Tascabili degli Editori Associati,
Milano 1988
--
Alessandro Selli
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the Archeopteryx
2005-12-29 14:05:30 UTC
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Post by Alessandro Selli
Se sei di Roma, propongo una soluzione shock, che così faccio
contento anche Archeo: una cena con "veri", *vecchi* praticanti.
Così, vedendo come si diventa praticando il buddhismo, ci
penserai un'altra volta ancora! :°)
Beh, io sono nevrotico e depresso pur non essendo buddhista, quindi
posso tirarmi fuori dal campionario :) Ovviamente quanto precede non
implica che i praticanti siano nevrotici e/o depressi eccetera.

ciao ciao

C.

PS - Comunque sì, una cena sarebbe da rifare... Dopo il 7-8 gennaio
sarò stabile a Roma e quindi disponibile (col solito vincolo dei
giorni dispari per me out e quindi non me la prendo se organizzate
un giorno dispari).
--
"Papà, cos'è un mostro? - Mia cara, così su tre piedi
proprio non te lo saprei dire" (cit. Melita, IHS)
Aikyo
2005-12-29 15:30:26 UTC
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Post by Peppe
desidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.
---------------------------

La mentalita' ed il modo di vivere degli esseri immersi nel
samsara, e specialmente quello degli occidentali moderni e' molto lontano da
quello buddhista. Per questo si consiglia in genere di rettificare il
proprio modo di considerare l'esistenza meditando sui *quattro pensieri che
trasformano la mente* fino a quando non ci rendiamo conto di aver ottenuto
lo scopo. Questo genere di meditazione e' descritto in vari libri, al
esempio ne "Le porte della pratica buddhista" di Chagdud Tulku -
Ubaldini.
Ne faccio un breve riassunto, un poco personalizzato, della qual
cosa chiedo scusa, per rendere l'idea.

"I quattro pensieri che trasformano la mente."

Secondo il buddhismo tibetano la pratica della trasformazione della mente
consiste nel meditare su quattro pensieri che trasformano il nostro modo di
affrontare la vita e ci permettono indirizzare la mente al Dharma. Tenere
presenti alla mente ciascuno di questi quattro pensieri per il tempo
necessario, a volte giorni, a volte mesi, a comprenderne a fondo il
significato, rettificare il nostro modo di giudicare l'esistenza ed il modo
di affrontarla, riconoscerne i valori essenziali, abbandonare le nostre
fantasie sentimentali ed imparare ad essere sinceri con noi stessi, ci aiuta
a liberarci dalle nostre abitudini automatiche ed inconscie.
Questi quattro pensieri, necessari per gettare le basi su cui fondare la
nostra pratica sono: "La preziosa nascita umana", "L'impermanenza", "Il
Karma" e "La natura insoddisfacente del samsara".

1) La preziosa nascita umana.

Gli esseri umani non nascono a caso. Ciascuna nascita ha una sua propria
causa prenatale, dovuta al lavoro compiuto in precedenza, e la condizione
umana, essendo composta sia di felicita' che di sofferenza e' privilegiata
rispetto a quella degli altri *regni* o *sfere* di esistenza; questo perche'
l'uomo, non essendo tormentato da troppa sofferenza ne' accecato da troppa
gioia, puo' piu' facilmente ottenere la liberazione. Non tutte le nascite
umane sono pero' *preziose*. Perche una nascita umana possa definirsi tale
occorre che possegga alcuni requisiti e sia libera da alcune limitazioni (
le 8 liberta' e le 10 ricchezze ). In breve occorre che abbia la
possibilita' di ricevere gli insegnamenti corretti.

Ad esempio chi, per una errata educazione o per altre ragioni, non si e' mai
posto il problema di uno sviluppo interiore, non verra' mai in contatto con
gli insegnamenti, e, se anche li udisse, non li riconoscerebbe. E' il caso
di chi si limita a trascorrere la propria vita cercando di ottenere quanto
desidera e sfuggendo quanto teme.

Altro caso di vita umana non *preziosa* e' quello di chi vive in
convinzioni, religiose o filosofiche, errate. In genere queste convinzioni
errate sono riassunte nelle due posizioni dette "eternalismo" ( dottrina per
la quale gli aspetti dell'esistenza sono considerati reali, cioe' veramente
esistenti ed eterni, e gli esseri creati, dotati di un'anima eterna, sono
premiati o puniti da divinita' realmente esistenti ed eterne) e "nichilismo"
( dottrina per la quale gli esseri nascono in modo casuale, senza una
ragione, ed i fenomeni sono in genere considerati da un punto di vista
esclusivamente materiale ). Anche per costoro, accecati da una falsa
conoscenza, non vi e' possibilita' di riconoscere i veri insegnamenti. La
via di mezzo buddhista sostiene invece che i fenomeni hanno la consistenza
di sogni; esistono, ma non cosi' come appaiono alla mente.

Per riassumere e' preziosa la vita umana che ci da' la possibilita' di
ascoltare le parole di un Buddha o di un Maestro qualificato ad insegnare e
ci dota delle qualita' necessarie ad apprenderne la dottrina. Questa
qualita' della nostra nascita e' il proseguimento di un precedente lavoro
svolto, che noi siamo tenuti a proseguire in questa vita, non appena ce ne
rendiamo conto.

2) L'impermanenza.

Tutto quanto fa parte dell'esperienza della vita e' transitorio. La casa in
cui abitiamo, i monti che osserviamo dalla finestra, intere citta', cose che
ci possono apparire solide e durevoli, un giorno saranno scomparse; i nostri
parenti, le nostre esperienze, i nostri sentimenti, la nostra stessa vita
sono destinate a dissolversi. Tutto cambia incessantemente.
Meditare su questa condizione puo' trasformare il nostro modo di ragionare,
ci puo' scuotere e risvegliare, farci comprendere l'inutilita' di rincorrere
oggetti, di indulgere in sentimenti che sono effimeri e destinati a
scomparire.

Puo' esservi chi, posto di fronte a questo pensiero, opti per vivere la
propria vita piu' intensamente, per il "Carpe diem", ma questo non e'
l'atteggiamento del buddhista.
Questi riconosce l'impermanenza come causa di agitazione e di sofferenza e
si pone alla ricerca di un qualcosa di stabile, solido, immutabile. Poiche',
come disse il Buddha, esiste un principio *non nato, non divenuto, non
creato*, c hi riconosce la realta' dell'impermanenza si pone alla sua
ricerca.

3) Il karma

Gli esseri umani agiscono senza troppo badare alle conseguenze di ciò
che fanno. Ma ogni azione, anche la più banale, implica dei mutamenti nella
struttura interiore dell'uomo, mutamenti che lo trasformano, senza peraltro
che egli se ne accorga, in un qualcosa di diverso da quello che era prima di
agire quell'azione. Ad esempio se un uomo frequenta una determinata persona
crea in sé un attaccamento, una abitudine che trasferendosi nel suo
subconscio rimane apparentemente invisibile fino a che per una qualche
ragione il rapporto con quella persona viene a cessare, allora ecco che
l'attaccamento riappare e causa sofferenza . Questa sofferenza è
direttamente collegata alla serie di azioni che l'essere ha compiuto in
precedenza; la causa della sofferenza va quindi ricercata in quanto l'uomo
ha fatto ed in come ha agito precedentemente. I risultati delle azioni non
sono poi limitati esclusivamente al periodo della vita umana, ma posso
protrarsi oltre di essa. E' necessario percio' prestare una grande
attenzione al proprio agire, ed alle intenzioni nell'agire; tenendo in
considerazione questa necessità karmica si può sperare di ridurne gli
effetti fino ad annullarli del tutto in un *agire senza agire*, in una
azione cioè che non produca conseguenze.

4) La natura insoddisfacente del samsara.

La grande limitazione degli esseri viventi nel ciclo delle rinascite, il
samsara, è quella della libertà. L'uomo così come si ritrova alla nascita
non è libero. Di questa mancanza di libertà però non se ne rende conto.
Pensa di essere libero di agire e di fare ciò che vuole e che nulla possa
limitare questa sua libertà. Gli uomini ritengono che la sola limitazione al
proprio volere sia quella delle leggi umane che li costringono a determinati
comportamenti per consentire il vivere civile, e che comminano pene per chi
viola queste norme.

Ma se l'uomo osservasse se stesso più profondamente potrebbe iniziare a
comprendere come questi desideri, che ritiene di non essere cosa diversa
dalla sua volontà, in realtà sono proprio la più grande limitazione della
condizione umana. E' questa la causa prima della natura insoddisfacente,
dell'agitazione e della sofferenza che permea l'esistenza samsarica.

Il processo di formazione dei desideri nell'uomo è un processo
automatico. Attraverso ai sensi entrano nel nostro essere determinate
sensazioni che causano il sorgere di desideri o repulsioni, di impressioni
che a loro volta vanno a produrre l'azione umana condizionata.
E' vero che l'uomo in certi casi può dire di no, che con la propria
volontà può in una certa misura rifiutarsi di agire in accordo al proprio
desiderio, ma per far questo deve innanzi tutto rendersi conto del processo
che avviene in lui. Solamente determinate azioni, sia pure le più
importanti, sono sottoposte al giudizio della ragione, ma la grandissima
parte delle azioni comuni, abitudinarie, che noi compiamo giorno per giorno
avvengono in modo del tutto automatico. La volontà dell'uomo non entra nel
processo di formazione di questo agire. Allo stesso modo un gran numero di
azioni sono completamente istintive, come ad esempio il togliere rapidamente
la mano dal fuoco.

In tutti questi casi dov'è la presunta libertà di scegliere? La forza
istintiva, che regge l'essere umano ci condiziona in modo totale, andare
contro di essa sarebbe possibile se ogni atto fosse consapevole ma così non
è; inoltre chi volesse provare per esperimento a lottare contro tale energia
si renderebbe immediatamente conto della propria impotenza a combattere
contro di essa.
L'unica via per recuperare la libertà è data all'uomo dalla
consapevolezza. Dall'eliminare poco alla volta tutto quanto in lui è
subcosciente ed automatico. Proprio questa e' la via del risveglio
buddhista.
amalric
2005-12-29 17:45:23 UTC
Permalink
Post by Aikyo
L'unica via per recuperare la libertà è data all'uomo dalla
consapevolezza. Dall'eliminare poco alla volta tutto quanto in lui è
subcosciente ed automatico. Proprio questa e' la via del risveglio
buddhista
Grazie per la bella introduzione. Mi serve per ricordare le cose di base.

Am.
uahlim
2005-12-29 17:45:46 UTC
Permalink
Post by Aikyo
trasformano la mente* fino a quando non ci rendiamo conto di aver ottenuto
lo scopo.
Se ragioni in termini di scopo e finalità non ragioni certamente in
termini buddhisti.
Del resto in oriente molti si dicono buddhisti ma sono ancora legati al
concetti di finalità, che è se vuoi un'ottica proprio contraddittoria
rispetto al buddhismo.
Vicino al buddhismo credo piuttosto l'atteggiamento taoista di calma
accettazione anche dei propri limiti e della propria non accettazione.
Del resto dalla fusione tra taoismo e buddhismo si e' poi sviluppato lo
zen.

Quello che mi colpisce pero' e' come gli occidentali non riescano ad
assorbire il pensiero buddhista senza scimmiottare la crosta di cultura
orientale che si e' sviluppata attorno al buddhismo che invece e' potente
perche' e' una dottrina universale nel senso piu' ampio del termine, che
sicuramente sarebbe stata sviluppata anche su altri pianeti popolati da
vita intelligente con magari altro sistema genetico (altri tipi di
molecole e cosi' via), tant'e' che buddhisti lo erano pure presocratici e
epicurei.

Cinesi e giapponesi non sono diventati indiani, invece in occidente se non
ci si veste da orientali non si riesce ad essere buddhisti, ad esprimere
una cultura buddhista occidentale ed occidentalizzata, come se l'essere
occidentale impedisse di...
Mah.
--
Emilio? Voil'him!
Ateo ed anarchico per grazia di Dio e volonta' della Nazione.

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Aikyo
2005-12-29 19:18:53 UTC
Permalink
"uahlim" ha scritto nel messaggio
Post by uahlim
Se ragioni in termini di scopo e finalità non ragioni certamente in
termini buddhisti.
Del resto in oriente molti si dicono buddhisti ma sono ancora legati al
concetti di finalità, che è se vuoi un'ottica proprio contraddittoria
rispetto al buddhismo.
Infatti! Come dice una persona che ha tutta la mia
considerazione:
"Sappiamo di essere pesci che cercano l'acqua. La *risposta* è qui, mai là."
domnei
2005-12-30 01:01:34 UTC
Permalink
Post by Aikyo
La mentalita' ed il modo di vivere degli esseri immersi nel
samsara, e specialmente quello degli occidentali moderni e' molto lontano da
quello buddhista.
immersi nel "samsara" lo siamo, fino a prova contraria, tutti,
indipendentemente dalle coordinate geografiche. tant'è vero che se mi
dai una martellata sui piedi faccio "ahi", magari lo fai tu, magari lo
fa il mio lama.
Post by Aikyo
Perche una nascita umana possa definirsi tale
occorre che possegga alcuni requisiti e sia libera da alcune limitazioni (
le 8 liberta' e le 10 ricchezze ). In breve occorre che abbia la
possibilita' di ricevere gli insegnamenti corretti.
ah sì? allora facevo prima, senza offesa, ad attenermi ai vari
dottori, al tomismo e alle infinite distinzioni delle nostre scuole
occidentali. Almeno la liturgia la conoscevo fin dai quattro anni.
Qualcosa di più ci offre l'insegnamento buddhista. Il primo giro della
ruota (e se dico cose che tutti sappiamo, scusatemi): un metodo chiaro,
lucido, infallibile per riconoscere in questa stessa presunta
"individualità" l'impermanenza, l'inevitabile transitorietà dei
fenomeni (e conviene partire dalla transitorietà di questo fenomeno
che sono "io"). Un metodo che ci indica la pratica basilare per
cominciare a prendere distanza da questo attaccamento, fonte di ogni
guaio, e, soprattutto, un metodo che ci descrive, in modo generoso e
comprensibile anche a me, i fattori della coproduzione dipendente. Che,
alla fine dice, non solo non c'è fenomeno che non discenda da un
altro, quindi tutti concausati ed impermanenti, ma all'origine, e qui,
casomai, ci sarebbe da discorrere che sia origine logica, cronologica
(ma in quale tempo?) o cos'altro: all'origine c'è l'ignoranza.
Impossibile esaurire questo in un post, manco in una vita. Cmq, secondo
giro della ruota: Questi fenomeni privi di esistenza intrinseca, pure,
non possiamo definirli inesistenti. Con grande cautela intellettuale,
li definiamo "vuoti". Ma vediamo sofferenza, e non la nostra, ma la
sofferenza di tutti gli esseri senzienti intrappolati in questo
inspiegabile cammino ( e basta questa vita, altro che l'inferno avici,
per tanti basta e avanza). Un sentire, che alcuni giudicano inevitabile
ed essenziale, altri amici buddhisti no, porta a sviluppare quella che
nel mahayana viene chiamata "bodhicitta". Parola con molte accezioni,
ma, in questo caso, significa che stiamo sviluppando la ferma
convinzione che salvare la nostra pellaccia non basti, a fronte delle
sofferenze di tutta la manifestazione (sofferenze illusorie? e allora?
facciamoci fare un'estrazione senza anestesia poi ne riparliamo).
Vacuità e compassione: nel mio modo insufficiente di comunicare,
questo il senso del secondo giro della ruota del Dharma (questo
soprattutto per l'amico Peppe che magari ha quello che il mastro Suzuki
chiamava "anima zen, anima di principiante"). Benché sempre di più si
sperimenti il senso dell'impermanenza, la nostra compassione non
deflette, il cuore - e l'intelletto - possono allargarsi (coincidere)
oltre l'orizzonte della vacuità. Vorrei aggiungere molte
considerazioni, e.g. che per una persona di formazione cattolica questo
potrebbe essere un inganno etc. Però siamo cresciuti. Terzo giro della
ruota: e lo so che per tanti il fatto che non sia "storico" rappresenta
una specie di impedimento. Non si fugge più da niente, ancorché i
fondamenti etici e logici siano assodati. Non si nega più niente, né
desideri, né pulsioni, niente. Niente è "sporco", niente è
"indegno". casomai, la nostra volgare e grossolana percezione delle
cose può essere trasformata in una percezione più inclusiva, più
rispettosa di me e di te, in una percezione eroica, vajra. Peppe,
scusa l'estrema sintesi e probabile conseguente confusione di questo
discorso. Alla fine, quello che mi piacerebbe esprimere, è che il
buddhismo non è una scuola o un sapeer codificato, è roba viva.
Questo intelletto, questo cuore, questo sangue, applicati.
Alessandro Selli
2005-12-30 10:05:53 UTC
Permalink
Post by domnei
Post by Aikyo
La mentalita' ed il modo di vivere degli esseri immersi nel
samsara, e specialmente quello degli occidentali moderni e' molto lontano da
quello buddhista.
immersi nel "samsara" lo siamo, fino a prova contraria, tutti,
indipendentemente dalle coordinate geografiche.
Aikyo non ha scritto che gli occidentali non siano immersi nel
samsara. Neanche ha scritto lo siano in modo diverso. Ha scritto
che: «la mentalita' ed il modo di vivere degli [...] occidentali
moderni e' molto lontano da quello buddhista».

[...]
Post by domnei
Post by Aikyo
Perche una nascita umana possa definirsi tale
occorre che possegga alcuni requisiti e sia libera da alcune limitazioni (
le 8 liberta' e le 10 ricchezze ). In breve occorre che abbia la
possibilita' di ricevere gli insegnamenti corretti.
ah sì? allora facevo prima, senza offesa, ad attenermi ai vari
dottori, al tomismo e alle infinite distinzioni delle nostre scuole
occidentali.
Perché? Queste cose ti sembrano equivalenti agli "insegnamenti
corretti" buddhisti?
Post by domnei
Qualcosa di più ci offre l'insegnamento buddhista.
Ritengo che quando Aikyo ha scritto di "insegnamenti corretti"
intendesse anche lui gl'insegnamenti buddhisti.
--
Alessandro Selli
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domnei
2005-12-31 18:49:49 UTC
Permalink
Post by Alessandro Selli
Post by domnei
Post by Aikyo
Perche una nascita umana possa definirsi tale
occorre che possegga alcuni requisiti e sia libera da alcune limitazioni (
le 8 liberta' e le 10 ricchezze ). In breve occorre che abbia la
possibilita' di ricevere gli insegnamenti corretti.
ah sì? allora facevo prima, senza offesa, ad attenermi ai vari
dottori, al tomismo e alle infinite distinzioni delle nostre scuole
occidentali.
Perché? Queste cose ti sembrano equivalenti agli "insegnamenti
corretti" buddhisti?
una volta di più, se sono stata fraintesa lo addebito al mio modo a
volte troppo veloce di esprimermi. No, s.Tommaso non ha niente a che
vedere col Buddhismo, è ovvio. Quello che mi ha dato, ma non solo nel
post di Aykio, ma in tante letture, incontri, etc. un po' fastidio è
stato questo estremo formalismo che si esprime nella sistematizzazione
- che alcuni potrebbero considerare ossessiva - infinita (cinque...,
dieci..., sei..., dodici, quattro, e poi ancora cinque, e dieci, e
così via) Questo, per un momento, mi ha riportato alla mente il
formalismo tomista, che ho sempre avuto in uggìa. E non lo ritengo
manco un approccio consigliabile per una persona che, come Peppe, sta
chiedendo suggerimenti sul modo di avvicinarsi ad un campo così
variegato e complesso. Perchè, insomma, quello che chiamiamo
"Budhhismo" è in effetti una cultura molto amplia, che racchiude e
rilegge in sé anche culture precedenti, che si esprime in modi
differenti, che non è così facile - e lo credo e lo spero - riportare
nell'ambito di una definizione.
Quanto bisogno abbiamo di definizioni? Le intendi come una forma di
disciplina intellettuale, un supporto mnemonico o cosa? Mi piacerebbe
saperlo.
Buon anno!
R.
Aikyo
2006-01-01 10:18:19 UTC
Permalink
"domnei" ha scritto nel messaggio
Post by domnei
una volta di più, se sono stata fraintesa lo addebito al mio modo a
volte troppo veloce di esprimermi. No, s.Tommaso non ha niente a che
vedere col Buddhismo, è ovvio. Quello che mi ha dato, ma non solo nel
post di Aykio, ma in tante letture, incontri, etc. un po' fastidio è
stato questo estremo formalismo che si esprime nella sistematizzazione
- che alcuni potrebbero considerare ossessiva - infinita (cinque...,
dieci..., sei..., dodici, quattro, e poi ancora cinque, e dieci, e
così via) Questo, per un momento, mi ha riportato alla mente il
formalismo tomista, che ho sempre avuto in uggìa. E non lo ritengo
manco un approccio consigliabile per una persona che, come Peppe, sta
chiedendo suggerimenti sul modo di avvicinarsi ad un campo così
variegato e complesso. Perchè, insomma, quello che chiamiamo
"Budhhismo" è in effetti una cultura molto amplia, che racchiude e
rilegge in sé anche culture precedenti, che si esprime in modi
differenti, che non è così facile - e lo credo e lo spero - riportare
nell'ambito di una definizione.
Quanto bisogno abbiamo di definizioni? Le intendi come una forma di
disciplina intellettuale, un supporto mnemonico o cosa? Mi piacerebbe
saperlo.
Buon anno!
R.
Quello dei quattro pensieri che indirizzano la mente e' un
insegnamento fondamentale del buddhismo tibetano; mi sono limitato a darne
un'interpretazione ed a consigliarne la messa in pratica. Ed ho anche
consigliato un libro.
Sono d'accordo che la sistematizzazione e' superflua ed a
volte controproducente in un insegnamento metafisico, ma credo che la
maggior parte degli occidentali, abituati a sistematizzare ogni cosa, non
siano in grado, almeno nelle fasi iniziali della pratica, di farne a meno.
Il superamento dell'apprendimento teorico, apprendimento che
penso sia
comunque necessario, puo' avvenire solo in seguito, quando si iniziano ad
assaggiare i piatti dapprima solo ammirati da lontano.
Auguri,
Aikyo
Aikyo
2005-12-30 11:05:28 UTC
Permalink
Post by domnei
immersi nel "samsara" lo siamo, fino a prova contraria, tutti,
indipendentemente dalle coordinate geografiche. tant'è vero che se mi
dai una martellata sui piedi faccio "ahi", magari lo fai tu, magari lo
fa il mio lama.
Vero! Ma l'atteggiamento buddhista, il modo di vivere
buddhista, o comunque spirituale in genere, a differenza di quello comune,
laico, mira appunto a liberarsi da questa condizione.
Post by domnei
Non tutte le nascite umane sono pero' *preziose*.
Perche una nascita umana possa definirsi tale
occorre che possegga alcuni requisiti e sia libera da alcune limitazioni (
le 8 liberta' e le 10 ricchezze ). In breve occorre che abbia la
possibilita' di ricevere gli insegnamenti corretti.
ah sì? allora facevo prima, senza offesa, ad attenermi ai vari
dottori, al tomismo e alle infinite distinzioni delle nostre scuole
occidentali. Almeno la liturgia la conoscevo fin dai quattro anni.
Nella tradizione tibetana si parla genericamente di
*insegnamenti*; ma si intendono quelli delle scuole tradizionali, la cui
trasmissione e' ininterrotta, e che si rifanno al buddhismo. Non vedo che
centri San Tommaso ed i vari dottori della chiesa, il cui insegnamento e'
teologico e non metafisico, e percio' si espleta su un piano diverso, e si
rivolge a nature interiori diverse. Rimane il problema, che ciascuno
dovrebbe risolvere da se', della difficolta', per chi e' nato in occidente,
e non si nasce in un luogo per caso, di ritrovare se stesso in un
insegnamento, quello buddhista tibetano, che magari non e' adatto a lui.
Post by domnei
Qualcosa di più ci offre l'insegnamento buddhista. Il primo giro della
ruota (e se dico cose che tutti sappiamo, scusatemi): un metodo chiaro,
lucido, infallibile per riconoscere in questa stessa presunta
"individualità" l'impermanenza, l'inevitabile transitorietà dei
fenomeni (e conviene partire dalla transitorietà di questo fenomeno
che sono "io"). Un metodo che ci indica la pratica basilare per
cominciare a prendere distanza da questo attaccamento, fonte di ogni
guaio, e, soprattutto, un metodo che ci descrive, in modo generoso e
comprensibile anche a me, i fattori della coproduzione dipendente. Che,
alla fine dice, non solo non c'è fenomeno che non discenda da un
altro, quindi tutti concausati ed impermanenti, ma all'origine, e qui,
casomai, ci sarebbe da discorrere che sia origine logica, cronologica
(ma in quale tempo?) o cos'altro: all'origine c'è l'ignoranza.
Impossibile esaurire questo in un post, manco in una vita. Cmq, secondo
giro della ruota: Questi fenomeni privi di esistenza intrinseca, pure,
non possiamo definirli inesistenti. Con grande cautela intellettuale,
li definiamo "vuoti". Ma vediamo sofferenza, e non la nostra, ma la
sofferenza di tutti gli esseri senzienti intrappolati in questo
inspiegabile cammino ( e basta questa vita, altro che l'inferno avici,
per tanti basta e avanza). Un sentire, che alcuni giudicano inevitabile
ed essenziale, altri amici buddhisti no, porta a sviluppare quella che
nel mahayana viene chiamata "bodhicitta". Parola con molte accezioni,
ma, in questo caso, significa che stiamo sviluppando la ferma
convinzione che salvare la nostra pellaccia non basti, a fronte delle
sofferenze di tutta la manifestazione (sofferenze illusorie? e allora?
facciamoci fare un'estrazione senza anestesia poi ne riparliamo).
Vacuità e compassione: nel mio modo insufficiente di comunicare,
questo il senso del secondo giro della ruota del Dharma (questo
soprattutto per l'amico Peppe che magari ha quello che il mastro Suzuki
chiamava "anima zen, anima di principiante"). Benché sempre di più si
sperimenti il senso dell'impermanenza, la nostra compassione non
deflette, il cuore - e l'intelletto - possono allargarsi (coincidere)
oltre l'orizzonte della vacuità. Vorrei aggiungere molte
considerazioni, e.g. che per una persona di formazione cattolica questo
potrebbe essere un inganno etc. Però siamo cresciuti. Terzo giro della
ruota: e lo so che per tanti il fatto che non sia "storico" rappresenta
una specie di impedimento. Non si fugge più da niente, ancorché i
fondamenti etici e logici siano assodati. Non si nega più niente, né
desideri, né pulsioni, niente. Niente è "sporco", niente è
"indegno". casomai, la nostra volgare e grossolana percezione delle
cose può essere trasformata in una percezione più inclusiva, più
rispettosa di me e di te, in una percezione eroica, vajra. Peppe,
scusa l'estrema sintesi e probabile conseguente confusione di questo
discorso. Alla fine, quello che mi piacerebbe esprimere, è che il
buddhismo non è una scuola o un sapere codificato, è roba viva.
Questo intelletto, questo cuore, questo sangue, applicati.
Grazie per le ulteriori precisazioni, sulle quali sono del
tutto d'accordo.
endogenesi
2005-12-30 12:02:38 UTC
Permalink
In data 29 Dec 2005 17:01:34 -0800, domnei ha scritto sul newsgroup
it.cultura.religioni.buddhismo:

-------------omissis-----------
Post by domnei
Alla fine, quello che mi piacerebbe esprimere, è che il
buddhismo non è una scuola o un sapeer codificato, è roba viva.
Questo intelletto, questo cuore, questo sangue, applicati.
Hai ragione, anche perchè spesso il sapere si riduce a mera
informazione e certi sapienti a persone semplicemente ben informate.
Nel Buddhismo e nel Buddhismo Zen in particolar modo, non interessa
tanto acquistare un *sapere*, quanto la *comprensione* di ciò che è
oggetto del sapere stesso ed ancor più interessa la realizzazione
della consapevolezza della comprensione del sapere...
Consapevolezza, la quale per di più non consiste unicamente della
comprensione del solo sapere dell'intelletto ma anche dell'essere
*consci* di questo sapere, nel particolare significato buddhista del
"sapere-con", che nel Buddhismo Zen si identifica con il sapere in
comunione con il proprio corpo fisico attraverso la pratica dello
zazen.
E' importante infatti sottolineare come la consapevolezza che
contraddistingue la comprensione buddhista del sapere, non solo supera
la semplice potenzialità e capacità logica del pensiero, del mero
intelletto, della ragione, ma anche la capacità stessa
dell'intuizione, quando questa sia di natura puramente razionale.
Questa *comprensione del sapere* specificamente buddhista che passa
attraverso la consapevolezza, è quindi quella comprensione che si
estende anche a livello corporeo attraverso l'essenziale e
fondamentale strumento cognitivo costituito dal "conscio atto
respiratorio" (vedi "anapanasati sutta"), che permette di raggiungere
una comprensione esaustiva in tutte le sue componenti, resa possibile
dalla perfetta armonia ed unificazione della mente raziocinante e
dello spirito interagenti anche attraverso il corpo fisico, che oltre
a costituirne lo strumento di espressione e di comunicazione è anche
nello stesso tempo lo strumento cognitivo di entrambi.

Con l'occasione auguro un buon anno a tutti!
Ciao.

Claudio Pipitone

__________________________________________
Autore di *Endogenesi*
http://www.endogenesi.it/
Gianni
2005-12-30 08:19:48 UTC
Permalink
Post by Aikyo
1) La preziosa nascita umana.
Gli esseri umani non nascono a caso. Ciascuna nascita ha una sua propria
causa prenatale, dovuta al lavoro compiuto in precedenza, e la condizione
umana, essendo composta sia di felicita' che di sofferenza e' privilegiata
rispetto a quella degli altri *regni* o *sfere* di esistenza; questo perche'
l'uomo, non essendo tormentato da troppa sofferenza ne' accecato da troppa
gioia, puo' piu' facilmente ottenere la liberazione. Non tutte le nascite
umane sono pero' *preziose*.
[CUT]
Questo non mi appare così ispirante.
Io trovo che tutti gli esseri umani, tutti (dal barbone in strada all'ex
governatore della banca d'Italia Fazio) abbiano il potenziale di ottenere la
Liberazione in questa stessa vita. E' vero che ognuno ha le proprie
attitudini, chi parla, chi legge, chi ruba, chi vuole denaro ecc... Ma la
ricerca spirituale è una cosa a cui tutti tendiamo (anche Berlusconi), non
c'è bisogno di aver vissuto 10 vite da monaci per poter comprendere le 4
Nobili Verità. E' solo che a volte si tende in maniera errata alla
spiritualità, e ci si troverà costretti in un modo o nell'altro, ad
abbandonare.
Non penso dunque ad una nascita preziosa o non preziosa in tal senso.


Saluti,
Gianni
Aikyo
2005-12-30 15:04:42 UTC
Permalink
Post by Gianni
Non tutte le nascite umane sono pero' *preziose*.
[CUT]
Questo non mi appare così ispirante.
Io trovo che tutti gli esseri umani, tutti (dal barbone in strada all'ex
governatore della banca d'Italia Fazio) abbiano il potenziale di ottenere la
Liberazione in questa stessa vita. E' vero che ognuno ha le proprie
attitudini, chi parla, chi legge, chi ruba, chi vuole denaro ecc... Ma la
ricerca spirituale è una cosa a cui tutti tendiamo (anche Berlusconi), non
c'è bisogno di aver vissuto 10 vite da monaci per poter comprendere le 4
Nobili Verità. E' solo che a volte si tende in maniera errata alla
spiritualità, e ci si troverà costretti in un modo o nell'altro, ad
abbandonare.
Non penso dunque ad una nascita preziosa o non preziosa in tal senso.
Saluti,
Gianni
Si tratta di uno strumento di meditazione caratteristico del
buddhismo tibetano.
Il suo fine, a mio avviso, e' strumentale, rivolto a conseguire una certa
*forma mentis* che puo' essere di aiuto per il successivo sviluppo
interiore.
Rimanendo su piano razionale direi pero' abbastanza logico
pensare che chi, anche se nato uomo, per un'educazione famigliare
materialista, per la nascita in una nazione dove gli insegnamenti religiosi
sono perseguitati o dove non sono apparsi dei Buddha, o ancora dove i Buddha
non hanno messo in moto la dottrina, o questa non e' stata perpetuata da un
Shanga, costui abbia ben poche possibilita' di venire in contatto con i
preziosi insegnamenti.
Personalmente ritengo, ma e' una mia opinione, che non tutti
coloro che *indossano* un corpo umano siano interiormente degli uomini. A
parte i personaggi che citi, che tutto sommato hanno piu' o meno un aspetto
umano, ve ne sono altri, specie tra i politici o i *filosofi*, la cui
espressione facciale fa pensare a tutto meno che ad uomo; il mio gatto ha
un'espressione molto piu' intelligente e compassionevole di costoro, di cui
non voglio fare i nomi, ma che, chi ha acquisito una certa dimestichezza con
la psiche umana puo' facilmente distinguere dalle smorfie sataniche impresse
sul loro volto.
Scherzi a parte sono d'accordo che ogni essere, umano o non
umano, abbia *in potenza* la possibilita' di abbandonare le proprie
tendenze, riconoscere la propria vera natura e dirigersi verso la luce. Ma
una cosa e' la potenzialita', un'altra la probabilita'. Inoltre e'
necessario *volerlo* ed e' proprio questo il problema. Non e' vero che tutti
tendiamo alla spiritualita': vi sono esseri che tendono alla direzione
opposta e che se anche Dio volesse per sua misericordia toglierli
dall'inferno, farebbero di tutto per ritornarvi. Per costoro vi e' un'unica
speranza, quella di una *conversione ad U*.

Saluti,
Aikyo
Zardoz
2005-12-30 15:46:01 UTC
Permalink
Post by Aikyo
Personalmente ritengo, ma e' una mia opinione, che non tutti
coloro che *indossano* un corpo umano siano interiormente degli uomini.
Ed il fatto triste è che spesso costoro sono proprio quelli che si trovano
al potere un po' in tutto il mondo, dove più, dove di meno.. pare che gli
uomini migliori non abbiano molte possibilità di governare al mondo sigh.

Ciauz.
Aikyo
2006-01-01 10:19:32 UTC
Permalink
"Zardoz" ha scritto nel messaggio
Post by Zardoz
Ed il fatto triste è che spesso costoro sono proprio quelli che si trovano
al potere un po' in tutto il mondo, dove più, dove di meno.. pare che gli
uomini migliori non abbiano molte possibilità di governare al mondo sigh.
Ciauz.
Gia'! I governanti a volte sono solo marionette inconsapevoli di
essere mosse da dietro le quinte.
Buon anno!
Aikyo
Gianni
2005-12-30 16:09:53 UTC
Permalink
Post by Aikyo
Si tratta di uno strumento di meditazione caratteristico del
buddhismo tibetano.
Il suo fine, a mio avviso, e' strumentale, rivolto a conseguire una certa
*forma mentis* che puo' essere di aiuto per il successivo sviluppo
interiore.
Rimanendo su piano razionale direi pero' abbastanza logico
pensare che chi, anche se nato uomo, per un'educazione famigliare
materialista, per la nascita in una nazione dove gli insegnamenti religiosi
sono perseguitati o dove non sono apparsi dei Buddha, o ancora dove i Buddha
non hanno messo in moto la dottrina, o questa non e' stata perpetuata da un
Shanga, costui abbia ben poche possibilita' di venire in contatto con i
preziosi insegnamenti.
D'accordo.
Post by Aikyo
Personalmente ritengo, ma e' una mia opinione, che non tutti
coloro che *indossano* un corpo umano siano interiormente degli uomini. A
parte i personaggi che citi, che tutto sommato hanno piu' o meno un aspetto
umano, ve ne sono altri, specie tra i politici o i *filosofi*, la cui
espressione facciale fa pensare a tutto meno che ad uomo;
il mio gatto ha
un'espressione molto piu' intelligente e compassionevole di costoro, di cui
non voglio fare i nomi, ma che, chi ha acquisito una certa dimestichezza con
la psiche umana puo' facilmente distinguere dalle smorfie sataniche impresse
sul loro volto.
Azz...addirittura! Io ora come ora cerco di non farmi mai fuorviare
dall'aspetto fisico, dato che sono caduto troppe volte in errore.
Così come cerco di non farmi fuorviare da quello che una persona dice, che
non è sempre espressione di quello che pensa o che è realmente.
Non so nemmeno come sono fatto io, figurarsi gli altri! :-)
Post by Aikyo
Scherzi a parte sono d'accordo che ogni essere, umano o non
umano, abbia *in potenza* la possibilita' di abbandonare le proprie
tendenze, riconoscere la propria vera natura e dirigersi verso la luce. Ma
una cosa e' la potenzialita', un'altra la probabilita'. Inoltre e'
necessario *volerlo* ed e' proprio questo il problema.
Verissimo.
Post by Aikyo
Non e' vero che
tutti
tendiamo alla spiritualita': vi sono esseri che tendono alla direzione
opposta e che se anche Dio volesse per sua misericordia toglierli
dall'inferno, farebbero di tutto per ritornarvi. Per costoro vi e' un'unica
speranza, quella di una *conversione ad U*.
Meglio una presa di consapevolezza delle proprie azioni, magari.
Post by Aikyo
Saluti,
Aikyo
Saluti,
Gianni


p.s.
a volte mi fa strano sentire discorsi tipo Dio, inferno mentre si discute di
buddhismo;
è un po' come ascoltare che cappuccetto rosso era nel bosco e d'improvviso
incontra biancaneve! :-)
Aikyo
2005-12-30 17:02:55 UTC
Permalink
"Gianni" ha scritto nel messaggio >
Post by Gianni
p.s.
a volte mi fa strano sentire discorsi tipo Dio, inferno mentre si discute di
buddhismo;
è un po' come ascoltare che cappuccetto rosso era nel bosco e d'improvviso
incontra biancaneve! :-)
Beh! Per il buddhismo gli inferni non sono luoghi reali ma
condizioni della mente. Quelli incandescenti sono il risultato di odio e
rabbia verso il prossimo, quelli freddi sono il risultato di repulsione e
freddezza.
Tuttavia anche una condizione della mente e' vissuta come reale,
cosi' come avviene in sogno. Siamo distesi a letto ma viviamo il sogno come
realta'. Quindi per noi si tratta, a tutti gli effetti, di una realta'.
La piccola anestesista desfluorata
2005-12-30 17:16:54 UTC
Permalink
Post by Aikyo
Beh! Per il buddhismo gli inferni non sono luoghi reali ma
condizioni della mente. Quelli incandescenti sono il risultato di
odio e rabbia verso il prossimo, quelli freddi sono il risultato
di repulsione e freddezza.
Beh, non per tutto il Buddhismo. Per alcune scuole sono luoghi che
esistono davvero così come ci si può rinascere.

ciao!

Apx.
--
"Papà, cos'è un mostro? - Mia cara, così su tre piedi
proprio non te lo saprei dire" (cit. Melita, IHS)
Aikyo
2006-01-01 10:19:54 UTC
Permalink
"La piccola anestesista desfluorata"
Post by La piccola anestesista desfluorata
Beh, non per tutto il Buddhismo. Per alcune scuole sono luoghi che
esistono davvero così come ci si può rinascere.
Forse, piu' che di scuole diverse, si tratta di diversi livelli
di comprensione.
Che significa poi *rinascere* ?
Buon anno!
Aikyo
Fabrizio Bartolomucci
2006-02-13 12:09:57 UTC
Permalink
Il 30 Dic 2005, 18:16, La piccola anestesista desfluorata
Post by La piccola anestesista desfluorata
Post by Aikyo
Beh! Per il buddhismo gli inferni non sono luoghi reali ma
condizioni della mente. Quelli incandescenti sono il risultato di
odio e rabbia verso il prossimo, quelli freddi sono il risultato
di repulsione e freddezza.
Beh, non per tutto il Buddhismo. Per alcune scuole sono luoghi che
esistono davvero così come ci si può rinascere.
La questione è sempre quella relativa alla realtà convenzionale ed alla
realtà ultima. In quest'ultima accezione persino questo nostro mondo non ha
un'esistenza, figurarsi i mondi di là.

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
yeshe donden
2006-02-14 17:15:49 UTC
Permalink
Post by Fabrizio Bartolomucci
Post by La piccola anestesista desfluorata
Post by Aikyo
Beh! Per il buddhismo gli inferni non sono luoghi reali ma
condizioni della mente. Quelli incandescenti sono il risultato di
odio e rabbia verso il prossimo, quelli freddi sono il risultato
di repulsione e freddezza.
Beh, non per tutto il Buddhismo. Per alcune scuole sono luoghi che
esistono davvero così come ci si può rinascere.
La questione è sempre quella relativa alla realtà convenzionale ed alla
realtà ultima. In quest'ultima accezione persino questo nostro mondo non ha
un'esistenza, figurarsi i mondi di là.
anche in questo caso,
afferente alla cosmologia,
citare le "due verità" è non pertinente
y.d.
s
2006-02-14 19:18:20 UTC
Permalink
Post by yeshe donden
anche in questo caso,
afferente alla cosmologia,
in effetti la cosmologia e' sostanzialmente condivisa sia dalle scuole
antiche che dalle scuole mahayana. ma d'altra parte anche la lettura
in chiave metaforica di queste condizioni di esistenza ha una lunga
storia.
Post by yeshe donden
citare le "due verità" è non pertinente
forse no ma anche le esegesi conoscono una distinzione tra metafora e
senso letterale (mukhya).

ciao,
s
Post by yeshe donden
y.d.
uahlim
2005-12-29 17:35:42 UTC
Permalink
Post by Peppe
Salve a tutti,
con umiltà mi avvicino, per la prima volta, a questa religione/filosofia
di vita. Il motivo ? Ricercare una serenità interiore che da parecchio
tempo ho perso.
Sono un po' scettico della faccenda, sebbene non fosse dello stesso avviso
Buddha.
Comunque credo che non occorra leggere molti libri e seguire chissa' che
scuole, credo che meno se ne legge meglio e', che basti leggere il
messaggio fondamentale e sfrondare, anziche' approfondire.

Perche' sono scettico?
Perche' Buddha parte da un problema ben preciso: come fare ad eliminare la
sofferenza dal mondo?
E ragiona: il problema e' un problema solo perche' noi siamo convinti che
lo sia. Ma non e' il medico che ci ha detto che lo e', anzi, se ce ne
freghiamo scopriamo che il dolore scompare.

Ora e' tutto li' il trigo miro, fregarsene di essere sereni per scoprire
di diventarlo.
Ma chi vuoi che sia veramente pronto a dire me ne frego del problema per
risolverlo?
Accade che per certe circostanze uno veramente se ne frega del problema ed
annienta se stesso e diventa sereno. Ma da qui poi a pensare che questo
possa essere una soluzione per chi non e' sereno io la vedo dura.
Perche' e' una soluzione che ottieni se non hai il problema.


Lui; ossia Buddha, e poi sopratutto Nagarjuna in seguito, un po'
ragionando e poi negando lo stesso ragionamento in generale, con la
dottrina della coproduzione dipendente negano la nostra esistenza assoluta
e quindi una concezione materialista egoistica, perche' negano proprio la
validità in assoluto di ogni concetto.

Hai notato come un certo materialismo ateo se nega la vita eterna pero'
poi di fatto ci spinge a comportarci come se dovessimo vivere in eterno?

Ecco, accettare che si muore e poi non c'e' nulla, ed arrivare a
comprendere che nasciamo e muoriamo in ogni istante, solo in questo in
fondo consiste il buddhismo.

Ma ti basterebbe leggere il pensiero di Eraclito, o di Parmenide, e
sarebbe lo stesso.

Cambiano molti termini ma che differenza vuoi che ci sia tra panta rei,
tra esiste solo l'essere e nient'altro di Parmenide e la dottrina
buddhista? Niente!

Ai nostri giorni, se credi nel postulato del rasoio di Ockam, e quindi in
una certa visione di come probabilmente stanno le cose, ecco, allora e'
molto facile essere razionalmente buddhisti. Meno accettare la cosa pero',
ecco che si parla di CRISI DEI VALORI, chi lo fa e' gente che crede nel
buddhismo ma non vuole farlo.
--
Emilio? Voil'him!
Ateo ed anarchico per grazia di Dio e volonta' della Nazione.

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
Gianluca Andrini
2005-12-29 18:38:35 UTC
Permalink
Post by Peppe
Salve a tutti,
con umiltà mi avvicino, per la prima volta, a questa religione/filosofia
di vita. Il motivo ? Ricercare una serenità interiore che da parecchio
tempo ho perso.
desidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.
Grazie di cuore a tutti coloro che mi risponderanno.
Purtroppo è dimostrato che scegliere una strada o un'altra è poco
significativo. Secondo vari testi buddisti/induisti per raggiungere
l'illuminazione sono necessari milioni di reincarnazioni. Il buddismo
possiede una bellissima tradizione, ed una logica poco comune ad altri
credi. Però non pensare che sia sufficiente studiare od imparare per
raggiungere la serenità: se fosse così tutti avrebbero lo stesso credo. Se
ti interessa il buddismo "assaggialo", però non credere che ciò risolva il
problema di fondo: l'esistenza è un problema per tutti, nessuno escluso.
Quello che il buddismo combatte, e cerca di eliminare, la cosiddetta
"ignoranza", non è purtroppo sufficiente a raggiungere la felicità. Forse,
la felicità è più una accettazione della realtà che altro.
uahlim
2005-12-29 20:39:45 UTC
Permalink
Post by Gianluca Andrini
Secondo vari testi buddisti/induisti per raggiungere
l'illuminazione sono necessari milioni di reincarnazioni.
Si, ma in se' e' un'affermazione priva di contenuto.
Lo e' perche' tu ignori quante reincarnazioni hai già avuto.
E' come dire che per bere un litro d'acqua occorre bere numeri e numeri di
avogrado di molecole d'acqua, embe'!

Certo, tu puoi dire che la probabilità che questa vita sia l'ultima e'
dell'ordine di uno su milioni, ma chi ti dice che tu non muori e ti
reincarni ogni notte, od ogni istante?
Non lo sai.

A parte il fatto che chi crede se ne frega della reincarnazione e
dell'illuminazione perche' e' convinto di essere un continuum con quello
che gli sta attorno, che samsara = nirvana, quindi figurati se si fa
problemi oltremisura, se ne frega e basta.
--
Emilio? Voil'him!
Ateo ed anarchico per grazia di Dio e volonta' della Nazione.

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
the Archeopteryx
2005-12-30 13:41:00 UTC
Permalink
Post by uahlim
A parte il fatto che chi crede se ne frega della reincarnazione e
dell'illuminazione perche' e' convinto di essere un continuum
con quello che gli sta attorno, che samsara = nirvana, quindi
figurati se si fa problemi oltremisura, se ne frega e basta.
Mah, io non auguro nulla di male a nessuno, ma vorrei tanto tanto
vedere se queste minchiate di samsara = nirvana si è capaci di dirle
mentre che so, ci stanno dando fuoco, ma seriamente. Ma senza
arrivare a questo, basta una mano nell'acqua bollente per 1 misero
minuto e i mesi di ospedale e sofferenze che questo comporta dopo.

A parte mirate eccezioni, sono solo belle parole, generalmente
malcomprese. Non dico a te, è un discorso generale e purtroppo molto
diffuso. Non riesco mai a capire perché si usa il Buddhismo per
abdicare alla ragione e al buon senso, ma temo che di questo mistero
non avrò mai la spiegazione. Anzi, a pensarci manco mi interessa in
finale...

ciao!

Apx.
--
"Papà, cos'è un mostro? - Mia cara, così su tre piedi
proprio non te lo saprei dire" (cit. Melita, IHS)
Zardoz
2005-12-30 15:04:31 UTC
Permalink
Post by the Archeopteryx
Post by uahlim
A parte il fatto che chi crede se ne frega della reincarnazione e
dell'illuminazione perche' e' convinto di essere un continuum con quello
che gli sta attorno, che samsara = nirvana, quindi figurati se si fa
problemi oltremisura, se ne frega e basta.
Mah, io non auguro nulla di male a nessuno, ma vorrei tanto tanto
vedere se queste minchiate di samsara = nirvana si è capaci di dirle
mentre che so, ci stanno dando fuoco, ma seriamente. Ma senza
arrivare a questo, basta una mano nell'acqua bollente per 1 misero
minuto e i mesi di ospedale e sofferenze che questo comporta dopo.
A parte mirate eccezioni, sono solo belle parole, generalmente
malcomprese. Non dico a te, è un discorso generale e purtroppo molto
diffuso. Non riesco mai a capire perché si usa il Buddhismo per
abdicare alla ragione e al buon senso, ma temo che di questo mistero
non avrò mai la spiegazione. Anzi, a pensarci manco mi interessa in
finale...
Eh eh quanto hai ragione caro Archeo, anche CND è maestro in questa
"interpretazione" del Buddhismo ;)
A proposito dove sarà finito? Carlo torna fra noi ^^
Il problema è che costoro hanno abbandonato il tipo di discriminazione
comune per cadere nel suo contrario dell'identità di pensiero per cui tutto
è uguale, per l'appunto Samsara=Nirvana.
Non si accorgono di essersi situati concettualmente nell'opposto
dell'atteggiamento comune, per cui sono ancora mille miglia lontani dalla
vera comprensione, avendo scoperto meramente un altro polo di..
discriminazione ^_^

Ciauz.
La piccola anestesista desfluorata
2005-12-30 16:06:00 UTC
Permalink
Post by Zardoz
A proposito dove sarà finito? Carlo torna fra noi ^^
Eh, un po' mi manca, nonostante le volte che fa incazzare il
prossimo - me compreso - come un mulo :) E' chiaro e lampante che
dietro i suoi aforismi da "illuminato" c'è una persona che come
altre cerca la sua strada magari illudendosi di averla trovata. Mi
piacerebbe che almeno lui l'avesse trovata davvero, sia diventato
una persona più equilibrata e possa contribuire a che altri lo
diventino. Chi sa se si farà vivo di nuovo. O forse è sempre tra noi
sotto altro pseudonimo? Certi interventi mi paiono familiari ahahaha
:))))

ciao!!!

C.
--
"Papà, cos'è un mostro? - Mia cara, così su tre piedi
proprio non te lo saprei dire" (cit. Melita, IHS)
La piccola anestesista desfluorata
2005-12-30 19:14:52 UTC
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Forse la felicità è più una accettazione della realtà che altro.
Comincio molto tristemente a pensare che tu abbia ragione... che
peccato se fosse così davvero :(

ciao!

Apx.
--
"Papà, cos'è un mostro? - Mia cara, così su tre piedi
proprio non te lo saprei dire" (cit. Melita, IHS)
Gianni
2005-12-30 19:25:23 UTC
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"La piccola anestesista desfluorata"
Post by La piccola anestesista desfluorata
Forse la felicità è più una accettazione della realtà che altro.
Comincio molto tristemente a pensare che tu abbia ragione...
[CUT]
E' questo il problema!

Saluti,
Gianni
Zardoz
2005-12-31 00:48:42 UTC
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Post by La piccola anestesista desfluorata
Forse la felicità è più una accettazione della realtà che altro.
Comincio molto tristemente a pensare che tu abbia ragione... che
peccato se fosse così davvero :(
Se si parla della felicità comune certo che è così, ma la realizzazione
conduce ben ad altro secondo le testimonianze, e procura uno sballo
continuo, se mi si consente la battuta ^^

Ciauz.
mio fiume
2006-01-06 12:29:38 UTC
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Post by Peppe
Salve a tutti,
con umiltà mi avvicino, per la prima volta, a questa religione/filosofia
di vita. Il motivo ? Ricercare una serenità interiore che da parecchio
tempo ho perso.
Facile a dirsi, ma difficile a pensarsi (o pesarsi?) :p
Post by Peppe
desidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.
399 motti zen è l'ultimo libro che ho letto. Ma qualsiasi libro va bene,
la raccolta di Topolino compresa. Le donne vanno ancora meglio,
l'amore va persino ulteriormente. Ma cmq, come va, va. E se la barca va,
citando Keats, lasciala andare :) Se non va, c'è qualcosa di strano
nell'aria, anzi, di antico, ma che dico antico... "anti"...
sarà la pece?
Post by Peppe
Grazie di cuore a tutti coloro che mi risponderanno.
Guarda, se pratichi un qualsiasi sport va bene.
Io gioco a tennis, e, senza falsa modestia, non ho nessun campione
mondiale che mi stia sopra. Non vinco mai, e preferisco le posizioni
classiche!

:*
Nessuno
2006-02-12 21:56:39 UTC
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essere sereno.
Post by Peppe
Salve a tutti,
con umiltà mi avvicino, per la prima volta, a questa religione/filosofia
di vita. Il motivo ? Ricercare una serenità interiore che da parecchio
tempo ho perso.
desidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.
Grazie di cuore a tutti coloro che mi risponderanno.
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