Post by Peppedesidero sapere che percorso mi consigliate di seguire per un primo
approccio al Buddismo.
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La mentalita' ed il modo di vivere degli esseri immersi nel
samsara, e specialmente quello degli occidentali moderni e' molto lontano da
quello buddhista. Per questo si consiglia in genere di rettificare il
proprio modo di considerare l'esistenza meditando sui *quattro pensieri che
trasformano la mente* fino a quando non ci rendiamo conto di aver ottenuto
lo scopo. Questo genere di meditazione e' descritto in vari libri, al
esempio ne "Le porte della pratica buddhista" di Chagdud Tulku -
Ubaldini.
Ne faccio un breve riassunto, un poco personalizzato, della qual
cosa chiedo scusa, per rendere l'idea.
"I quattro pensieri che trasformano la mente."
Secondo il buddhismo tibetano la pratica della trasformazione della mente
consiste nel meditare su quattro pensieri che trasformano il nostro modo di
affrontare la vita e ci permettono indirizzare la mente al Dharma. Tenere
presenti alla mente ciascuno di questi quattro pensieri per il tempo
necessario, a volte giorni, a volte mesi, a comprenderne a fondo il
significato, rettificare il nostro modo di giudicare l'esistenza ed il modo
di affrontarla, riconoscerne i valori essenziali, abbandonare le nostre
fantasie sentimentali ed imparare ad essere sinceri con noi stessi, ci aiuta
a liberarci dalle nostre abitudini automatiche ed inconscie.
Questi quattro pensieri, necessari per gettare le basi su cui fondare la
nostra pratica sono: "La preziosa nascita umana", "L'impermanenza", "Il
Karma" e "La natura insoddisfacente del samsara".
1) La preziosa nascita umana.
Gli esseri umani non nascono a caso. Ciascuna nascita ha una sua propria
causa prenatale, dovuta al lavoro compiuto in precedenza, e la condizione
umana, essendo composta sia di felicita' che di sofferenza e' privilegiata
rispetto a quella degli altri *regni* o *sfere* di esistenza; questo perche'
l'uomo, non essendo tormentato da troppa sofferenza ne' accecato da troppa
gioia, puo' piu' facilmente ottenere la liberazione. Non tutte le nascite
umane sono pero' *preziose*. Perche una nascita umana possa definirsi tale
occorre che possegga alcuni requisiti e sia libera da alcune limitazioni (
le 8 liberta' e le 10 ricchezze ). In breve occorre che abbia la
possibilita' di ricevere gli insegnamenti corretti.
Ad esempio chi, per una errata educazione o per altre ragioni, non si e' mai
posto il problema di uno sviluppo interiore, non verra' mai in contatto con
gli insegnamenti, e, se anche li udisse, non li riconoscerebbe. E' il caso
di chi si limita a trascorrere la propria vita cercando di ottenere quanto
desidera e sfuggendo quanto teme.
Altro caso di vita umana non *preziosa* e' quello di chi vive in
convinzioni, religiose o filosofiche, errate. In genere queste convinzioni
errate sono riassunte nelle due posizioni dette "eternalismo" ( dottrina per
la quale gli aspetti dell'esistenza sono considerati reali, cioe' veramente
esistenti ed eterni, e gli esseri creati, dotati di un'anima eterna, sono
premiati o puniti da divinita' realmente esistenti ed eterne) e "nichilismo"
( dottrina per la quale gli esseri nascono in modo casuale, senza una
ragione, ed i fenomeni sono in genere considerati da un punto di vista
esclusivamente materiale ). Anche per costoro, accecati da una falsa
conoscenza, non vi e' possibilita' di riconoscere i veri insegnamenti. La
via di mezzo buddhista sostiene invece che i fenomeni hanno la consistenza
di sogni; esistono, ma non cosi' come appaiono alla mente.
Per riassumere e' preziosa la vita umana che ci da' la possibilita' di
ascoltare le parole di un Buddha o di un Maestro qualificato ad insegnare e
ci dota delle qualita' necessarie ad apprenderne la dottrina. Questa
qualita' della nostra nascita e' il proseguimento di un precedente lavoro
svolto, che noi siamo tenuti a proseguire in questa vita, non appena ce ne
rendiamo conto.
2) L'impermanenza.
Tutto quanto fa parte dell'esperienza della vita e' transitorio. La casa in
cui abitiamo, i monti che osserviamo dalla finestra, intere citta', cose che
ci possono apparire solide e durevoli, un giorno saranno scomparse; i nostri
parenti, le nostre esperienze, i nostri sentimenti, la nostra stessa vita
sono destinate a dissolversi. Tutto cambia incessantemente.
Meditare su questa condizione puo' trasformare il nostro modo di ragionare,
ci puo' scuotere e risvegliare, farci comprendere l'inutilita' di rincorrere
oggetti, di indulgere in sentimenti che sono effimeri e destinati a
scomparire.
Puo' esservi chi, posto di fronte a questo pensiero, opti per vivere la
propria vita piu' intensamente, per il "Carpe diem", ma questo non e'
l'atteggiamento del buddhista.
Questi riconosce l'impermanenza come causa di agitazione e di sofferenza e
si pone alla ricerca di un qualcosa di stabile, solido, immutabile. Poiche',
come disse il Buddha, esiste un principio *non nato, non divenuto, non
creato*, c hi riconosce la realta' dell'impermanenza si pone alla sua
ricerca.
3) Il karma
Gli esseri umani agiscono senza troppo badare alle conseguenze di ciò
che fanno. Ma ogni azione, anche la più banale, implica dei mutamenti nella
struttura interiore dell'uomo, mutamenti che lo trasformano, senza peraltro
che egli se ne accorga, in un qualcosa di diverso da quello che era prima di
agire quell'azione. Ad esempio se un uomo frequenta una determinata persona
crea in sé un attaccamento, una abitudine che trasferendosi nel suo
subconscio rimane apparentemente invisibile fino a che per una qualche
ragione il rapporto con quella persona viene a cessare, allora ecco che
l'attaccamento riappare e causa sofferenza . Questa sofferenza è
direttamente collegata alla serie di azioni che l'essere ha compiuto in
precedenza; la causa della sofferenza va quindi ricercata in quanto l'uomo
ha fatto ed in come ha agito precedentemente. I risultati delle azioni non
sono poi limitati esclusivamente al periodo della vita umana, ma posso
protrarsi oltre di essa. E' necessario percio' prestare una grande
attenzione al proprio agire, ed alle intenzioni nell'agire; tenendo in
considerazione questa necessità karmica si può sperare di ridurne gli
effetti fino ad annullarli del tutto in un *agire senza agire*, in una
azione cioè che non produca conseguenze.
4) La natura insoddisfacente del samsara.
La grande limitazione degli esseri viventi nel ciclo delle rinascite, il
samsara, è quella della libertà. L'uomo così come si ritrova alla nascita
non è libero. Di questa mancanza di libertà però non se ne rende conto.
Pensa di essere libero di agire e di fare ciò che vuole e che nulla possa
limitare questa sua libertà. Gli uomini ritengono che la sola limitazione al
proprio volere sia quella delle leggi umane che li costringono a determinati
comportamenti per consentire il vivere civile, e che comminano pene per chi
viola queste norme.
Ma se l'uomo osservasse se stesso più profondamente potrebbe iniziare a
comprendere come questi desideri, che ritiene di non essere cosa diversa
dalla sua volontà, in realtà sono proprio la più grande limitazione della
condizione umana. E' questa la causa prima della natura insoddisfacente,
dell'agitazione e della sofferenza che permea l'esistenza samsarica.
Il processo di formazione dei desideri nell'uomo è un processo
automatico. Attraverso ai sensi entrano nel nostro essere determinate
sensazioni che causano il sorgere di desideri o repulsioni, di impressioni
che a loro volta vanno a produrre l'azione umana condizionata.
E' vero che l'uomo in certi casi può dire di no, che con la propria
volontà può in una certa misura rifiutarsi di agire in accordo al proprio
desiderio, ma per far questo deve innanzi tutto rendersi conto del processo
che avviene in lui. Solamente determinate azioni, sia pure le più
importanti, sono sottoposte al giudizio della ragione, ma la grandissima
parte delle azioni comuni, abitudinarie, che noi compiamo giorno per giorno
avvengono in modo del tutto automatico. La volontà dell'uomo non entra nel
processo di formazione di questo agire. Allo stesso modo un gran numero di
azioni sono completamente istintive, come ad esempio il togliere rapidamente
la mano dal fuoco.
In tutti questi casi dov'è la presunta libertà di scegliere? La forza
istintiva, che regge l'essere umano ci condiziona in modo totale, andare
contro di essa sarebbe possibile se ogni atto fosse consapevole ma così non
è; inoltre chi volesse provare per esperimento a lottare contro tale energia
si renderebbe immediatamente conto della propria impotenza a combattere
contro di essa.
L'unica via per recuperare la libertà è data all'uomo dalla
consapevolezza. Dall'eliminare poco alla volta tutto quanto in lui è
subcosciente ed automatico. Proprio questa e' la via del risveglio
buddhista.